IL 35° Corso A.U.C. SMA 
            Aosta, Aprile - Agosto 1964  
   
      Quel sentiero invisibile che ci collega a Kitanga... In Punta di Vibram 
       
       È un  sentiero invisibile, ma… molto concreto! Non a caso lo si percorre da anni con  i solidi e fidati "Vibram" degli Alpini. Si tratta infatti di due  belle storie di Penne Nere, nate autonomamente, ma che si sono incontrate proprio  grazie agli scarponi della naja alpina e hanno prodotto copiosi frutti. 
       Gli  allievi ufficiali del 35° Corso AUC, tenutosi alla Scuola Militare Alpina di  Aosta nel lontano 1964, si frequentano da sempre. Dal 2003 hanno ripreso a  "seguire" (proprio come quarant'anni prima) il loro istruttore,  Massimo Guandalini, a sua volta ex allievo del 33° Corso: in quella occasione,  durante un pranzo conviviale, fu sufficiente che Guandalini accennasse ad un  suo imminente viaggio in Uganda, per portare aiuto ad un missionario  comboniano, perché partisse fra i suoi uomini la prima sottoscrizione. 
       Da quel  piccolo episodio è nata una grande storia, che ha i contorni di un sogno, un  sogno che si avvera. Nell'arco di poco più di dieci anni questi Alpini, dopo un  primo aiuto economico all’ospedale di Kieibuuza, si sono occupati del villaggio  di Kitanga, trasformandolo da piccolo insediamento umano, nel quale imperavano  le malattie oftalmiche in conseguenza di un approvvigionamento idrico  improvvisato (dalle pozze stagnanti), in un centro di eccellenza, conosciuto e  citato quale esempio nell'intero Uganda. La costruzione di un acquedotto e la  creazione della sala operatoria sono stati il frutto dei primi interventi. A  questi ne sono seguiti tanti altri: scuole, dormitori e bagni per i bambini e i  loro educatori, e poi l'introduzione di coltivazioni, come the e banane, della  competenza tecnica per mandarle avanti, dei macchinari per la lavorazione dei  prodotti così ottenuti (mulini, falegnameria, tipografia, officina  meccanica...). La cosa che più impressiona il visitatore occidentale (anche il  visitatore "virtuale" che contempli le opere di Kitanga via internet  sul sito web www.improntadeglialpini.it), è il numero crescente e debordante di bambini che anima il villaggio:  centinaia (il numero attuale supera le 600 unità, all’inizio erano meno della  metà). E sempre sorridenti, nonostante... le ore di studio!! (infatti sono regolarmente  promossi agli esami di stato). 
        Più o meno  nello stesso momento in cui i "Trentacinquini" si apprestavano ad  iniziare la loro opera ugandese, un altro gruppo di ex AUC della stessa Scuola  portava a compimento un altro lavoro: l'antologia di racconti alpini In  punta di Vibram, edita grazie al fondamentale contributo dell'industria  varesina famosa nel mondo e citata nel titolo. Appena l'opera fu stampata,  parve doveroso presentarla nella stessa città in cui era stato reperito il  fondamentale finanziamento. Tanti, e non solo a Varese, lo ricordano, perché fu  un evento eccezionale: mille spettatori al Teatro Apollonio, il grande Bruno  Pizzul sul palco a presentare, 400 copie vendute all'istante. Il buon giorno si  vide dal mattino, perché l'antologia vendette migliaia di copie, scalò la  classifica delle vendite in Italia, produsse 40.000 Euro di contributi per la  Fondazione don Gnocchi, vinse il premio letterario nazionale "Alpini  sempre", e diede vita all'omonima collana (poi rinominata "L'Impronta  degli Alpini"), che in dieci anni produsse altri sei titoli, moltiplicando  la somma inizialmente devoluta. 
       Ma proprio  a Varese le due storie si incrociarono: l'ex AUC Franco De Toma era uno dei più  attivi fra i Trentacinquini, era di Varese ed era presente alla presentazione  dell'Apollonio: contattò Paolo Zanzi, del 48° Corso AUC, varesino come lui e  "comandante" della redazione di IPDV. Era inevitabile che la  Redazione, e tutto il gruppo radunatosi in modo ancora più coeso intorno  all’Antologia, si innamorasse dell'iniziativa "ugandese": I fondi  raccolti con la vendita dei libri e di altri gadget, fino a quel momento ad  esclusivo beneficio della "Fondazione Don Carlo Gnocchi" (forse il  più grande esempio di "fattiva volontà di ben operare" mai fornito da  un alpino), da un certo punto in poi iniziarono ad essere dirottati verso  Kitanga, naturalmente con il beneplacito (forse meglio dire "con la  benedizione") della Fondazione stessa. Il primo libro che ha prodotto  ricavi per Kitanga è stato nel 2006 Yol - Prigioniero in Himalaya,  storia delle epiche imprese alpinistiche compiute sull'Himalya da Gualtiero  Benardelli, prigioniero degli Inglesi e libero sulla parola (!) con l'impegno  di rientrare al campo di prigionia (appunto, Yol) alla fine delle singole  escursioni. L'opera, scritta dal figlio di Gualtiero, il compianto Mainardo  (anch'egli ex allievo della S.M.Alp. come il padre) fu corredata dai contributi  di Mario Rigoni Stern, dello storico Simone Ilari e del grande alpinista Simone  Moro, che spiegò l'unicità delle imprese di Gualtiero, effettuate con mezzi di  fortuna (come ad esempio le piccozze ricavate dalle lattine di cibo distribuite  ai prigionieri). 
       Da  quel momento la storia di IPDV e di "35° AUC per l'Uganda" non si  sono più separate, e - dopo la prematura scomparsa di Franco De Toma - hanno  continuato a collaborare soprattutto in suo nome. A collaborare con successo ed  entusiasmo, anche perché il mondo occidentale pullula di iniziative a favore  delle popolazioni africane. Questa però ha una serie di peculiarità che la  distinguono. Intanto, il fatto che tutti i fondi raccolti siano certificati,  denunciati e impiegati in loco: i "Trentacinquini" viaggiano a  proprie spese, e i mille Euro raccolti in Italia, se impiegati in Uganda,  acquisiscono immediatamente ben altro potere d'acquisto. Poi, il fatto che gli  investimenti e i lavori vengano seguiti - per quanto saltuariamente - "dal  vivo". Va detto che padre Gaetano Batanyenda, il diocesano che cura e  sovrintende alla vita del villaggio, è una persona eccezionale. Ma qualche  "occhio" in più (magari l'occhio di un "vecio" alpino,  rotto a tutte le esperienze pratiche della vita) non può che far piacere al pur  efficientissimo sacerdote. Infine, e forse è questo l'aspetto più importante,  tutti gli interventi sono sempre pensati in un'ottica di ampio respiro (piani  pluriennali d'intervento), volti come sono acciocché la piccola comunità  raggiunga l'indipendenza economica. Indipendenza che, va detto, è ormai alle  porte. 
      Filippo Rissotto 
      ENTRA IN 35° AUC PRO UGANDA  
        
        
      Chi  volesse contribuire alla riuscita dell'impresa di Kitanga, può utilizzare i  seguenti riferimenti: 
      ASSOCIAZIONE AMICI DI MASSIMO - ONLUS 
        c/c  bancario IBAN IT60 G031 1002 4000 0157 0013 798 FARBANCA Bologna 
        Cod.SWIFT FARBIT21 
        in  entrambi i casi senza dimenticare l’indicazione “ ALPINI per missione di  Kitanga” 
               
      codice  fiscale per il 5 X Mille nel 730:    91306260372 
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