Sabato 19 gennaio 2005 alla SMAlp
di Luigi Neirotti

 

Agli amici del 113° corso AUC (12 ottobre 1983 - 23 marzo 1984)

Cari amici centotredicini, sabato 19 febbraio ho partecipato alla “Prima giornata dell’AUC” ad Aosta. È stata una bellissima giornata, una rimpatriata. Sono tantissime le emozioni che ho provato, più ancora i ricordi. Provo a descriverne alcuni.
Partito nottetempo da Milano, all’arrivo ad Aosta - al vedere Via Lexert deserta, al mattino presto, con la “Cesare Battisti” e la “Ramirez” che si fronteggiano - mi sono emozionato.
Ricordate? Attraversare la strada, di ritorno dalle lezioni, era una delle poche possibilità di “contatto” con il mondo esterno, pareva una piccola boccata di libertà.
La strada dietro la caserma, in cui parcheggiavamo le auto, è stata trasformata e, sul lato Ramirez, di molto allargata: ora c'è un grosso parcheggio e dei moderni edifici abitativi.
La palazzina AUC è un po’ in disarmo, con giornali applicati ai vetri, intonaco un po’ cadente, le persiane non più allineate come un tempo.
Parcheggio, ed inizio la giornata commemorativa. Adunata alla Caserma Testafochi. Colpisce la mancanza pressoché assoluta di militari: il cortile è deserto, sono quasi tutti i licenza. L’alzabandiera non viene più effettuato, un alpino si reca ad issare la bandiera nel silenzio più totale, rotto solo dall'immancabile cigolio del cavo.
Le alpine sono state una sorpresa.
Per quanto possa sembrare incredibile, abbiamo fatto addestramento formale per due ore. Sì, avete capito bene: agli ordini di uno di noi, ripartiti in quattro plotoni, ci siamo sorbiti due ore di marcia, attenti, riposo, passo, cadenza, fronte dest, fronte sinist...
All'inizio eravamo scoordinati, poi velocemente è riaffiorato un certo formalismo.
Certo c'è da domandarsi per quale ragione un 45enne con moglie e tre figli si ritrovi con altri ex ufficiali di complemento tutti in età matura, di buon mattino al sabato, a marciare in caserma, solo per far bella figura nella cerimonia con il sindaco. Comunque è così e ci sarà bene una ragione!
Emozionante vedere le diverse ere della SMALP. Dai “supernonni” del 27° corso AUC, il primo ad Aosta, fino a “figliacci” del 180° corso, tutti insieme, appassionatamente ed orgogliosamente.
La cerimonia in piazza Chanoux è stata emozionante. A parte vedere e sentire circa 200 ex allievi che “sbattevano il piedone” per l'attenti, alla fine si è urlato “Scuola Militare Alpina!!!”, a significare il disappunto per la chiusura della SMALP.
Subito dopo siamo stati invitati dal Sindaco nel palazzo comunale, per una breve cerimonia. A seguire, aperitivo offerto in un bar molto elegante, proprio sotto il municipio. È proprio vero che le città si vedono con occhi diversi, a seconda dell’età. Aosta mi è sembrata da un lato la stessa di allora: un borgo a metà tra una grande città è un paesone alpino. Dall’altro ho scoperto posti di cui nemmeno immaginavo l’esistenza (tipo il bar super elegante dell’aperitivo, nel quale, forse, da allievi ufficiali non saremmo mai entrati).
Pranzo a Sarre, lungo la strada per Ville sur Sarre, che non possiamo certo dimenticare per averla conosciuta palmo a palmo, anzi passo a passo.
Pomeriggio alla Caserma Ramirez. Mi ha fatto una certa impressione tornare nel cortile (che invero mi è sembrato cambiato, senza più il CAGSM e senza la tettoia ricovero automezzi, ora trasformato in parcheggio per auto civili). Lo sguardo si è allungato alla aule di lezione. Ci sarebbero troppe cose da ricordare, troppe emozioni, troppi aneddoti o momenti di sano terrore da rievocare.
La presentazione del Libro “In Punta di Vibram” (IPDV) si è svolta nell'aula magna, quella “a cinema”.
Inevitabile ripensare ai momenti da “allievo” in quell'aula. Ricordo gli auguri di Natale del Vescovo di Aosta (eravamo tornati da Clou Neuf tutti impolverati, sudati, e ci eravamo messi la diagonale in tempo zero). Oppure la consegna dei baffi agli allievi scelti: ero rimasto fermo, immobile, in piedi, sul riposo, per così tanto tempo, che alla fine non riuscivo più a muovere le gambe.
Tra l’altro ho rivisto il generale Cappelletti, che allora mi aveva consegnato il diploma ed i gradi di allievo scelto.
Finita la cerimonia, il Generale Oliviero Finocchio, comandante del Centro Addestramento Alpino, ci ha invitati per un aperitivo al Circolo ufficiali della Caserma Cesare Battisti. È stata la prima volta che ho varcato quella “soglia proibita” per un allievo ufficiale (anche solo con il pensiero...).
Effettivamente è stato sorprendente scoprire che a due passi dalla bolgia infernale della palazzina AUC esisteva un luogo cosi confortevole e raffinato: non ci potevo credere!
Subito dopo ho approfittato per fare un giro della Caserma. Qui le emozioni sono state forti: rivedere dopo tanto tempo il cortile, la palazzina “Chiarle” con le camerate (non sono entrato però nell'edificio), la strada verso la mensa, il locale docce, lo spaccio, la Palazzina Comando, la Palazzina “Bella” (quella con il materiale di casermaggio e l’armeria grande). Ripensare a tanti momenti vissuti...
Ogni angolo richiamava alla mia mente una storia, un ricordo, un’emozione. Che il tempo fosse passato (1983), risultava evidente dal grave stato di manutenzione dell’intonaco degli alti palazzi che allora erano ancora in costruzione, e che ora sovrastano la mensa e la biblioteca.
Prima di venire via abbiamo parlato con alcuni alpini in servizio. Tenetevi forte!!! Mi hanno detto: “Lo spaccio è molto bello perché ci sono i televisori a schermo piatto con dvd, poi ci sono le play-station, si possono vedere i film, fare giochi di simulazione!!”
Credo che il juke-box fosse il massimo della “tecnologia” disponibile ai nostri tempi. Per telefonare, ovviamente, ci sono i cellulari, quindi niente più gettoni e niente più coda alle cabine. Ho domandato loro se c’era ancora il corpo di guardia nella Palazzina Comando.
« No » mi hanno risposto, indicandomi la porta carraia sulla via Lexert. « La guardia la facciamo lì » hanno detto.
Domando: « Ma non fate più guardia ai muri perimetrali? »
Risposta: « Nooo, ci sono le telecamere che sorvegliano i quattro lati! Noi stiamo nella porta carraia con il monitor, uno alla volta, un’ora e mezza, e vigiliamo dai monitor!! »
Uno di noi ha detto: « Vi siete persi le esperienze più belle. » Ma nessuno ha capito, credo.
Un secondo ha esclamato: « Nel 1983 noi montavano a turni di due ore a vigilavamo di continuo.”
Si è sentito: « Miiinchia, io non ero ancora nato!!! » Appunto! Il tempo è passato... Eccome, se è passato! Vi allego una foto, anche se la luce non era granché (il mitico cielo lattiginoso di Aosta che precede una nevicata: conosciamo bene!).
Vi ho pensati tutti. Fissavo il cortile, sentivo un’emozione forte prendermi il cuore e mi tornavano alla mente le figure di tanti ragazzi che soffrendo e talvolta imprecando, nelle gelide notti e nelle terribili albe di partenza per qualche marcia o esercitazione, cercavano di dare il proprio meglio, superando difficoltà indicibili, mentre andavano incontro alla loro vita di adulti.
Quelli eravamo noi, tutti noi cari centotredicini. E mi sembrava di rivedervi tutti, ad uno ad uno e tutti insieme, nel formidabile schieramento del 113° corso AUC, agli ordini del Capitano Graziano.
La giornata volge al termine, torno al parcheggio e riprendo l’auto. Accendo il motore e mi sistemo con noncuranza, come avrò fatto mille volte. Temperatura climatizzata e deumidificata a 20°, il navigatore satellitare prevede tra due ore a casa e mi indica facilmente la strada, accendo la musica e chiamo mia moglie con il telefonino: « Pronto cara, ciao, come va? Tra due ore sono a casa, come stanno i bambini? »
Sono fermo davanti alla carraia della Battisti: sento come una forza invisibile che mi trattiene nel luogo dei ricordi, non riesco a liberarmi, a partire.
Il pensiero corre libero e veloce.
Chi avrebbe detto allora che sarei tornato qui, oggi? Chi avrebbe previsto una tale evoluzione dei mezzi, della tecnologia e degli strumenti di uso quotidiano?
Ripenso per un attimo alla mia mitica, preistorica e gelida Fiat 127 blu, sempre parcheggiata di fianco alla scuola, che Bertolino, dopo un gelido inverno con tanta neve, aveva fatto ripartire alla fine del corso, dopo il campo finale a La Thuile, trainandola con una provvidenziale corda che teneva nel baule. Ripenso alle trasmissioni con le RV2 e RV3, con le quali non si sentiva niente ed alle lotte per i gettoni per le rare telefonate a casa; ripenso alle cartine plastificate estratte con cautela dalla tasca sotto pioggia e neve per una rapida consultazione con i calcoli fatti a mente.
Innesto la marcia e parto. Ancora un paio di secondi, un ultimo sguardo alla caserma dallo specchietto retrovisore e poi svolto in via San Martin di Corleans, e prendo la strada di casa, inghiottito dal traffico del sabato pomeriggio.
Arrivederci Aosta, arrivederci Charlie Bravo, arrivederci SMALP, chissà quando ti rivedrò ancora ... ti penserò sempre!
Un caro e commosso abbraccio a tutti.

 

Luigi Neirotti

 

Luigi Neirotti, tenente degli Alpini ed istruttore militare di sci, è stato allievo scelto del 113° Corso AUC della Scuola Militare Alpina di Aosta. Ha svolto il servizio di prima nomina nel Reparto Comando e Trasmissioni della Brigata Alpina Taurinense. Sposato con tre figli, vive a Milano. Avvocato d’affari, è socio di un grande studio legale ed assiste imprese nazionali ed internazionali.

 

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