Asiago, una settimana prima
di Luca De Paris

 

 

Dopo un sabato lavorativo durante il quale mi sono fatto il paiuolo girando sulla pedemontana trevigiana, la domenica mi sono alzato senza un briciolo di voglia, per cui mi sono detto "vecchio mio, e la tua millantata forza di volontà? gambe in spalla e vai..."
Più che le gambe in spalla, ho messo la famiglia in auto e mi sono diretto, guarda un po', verso Asiago. Dopo un intero inverno che continuo a pensare di andarci, ieri ci sono andato...

Siccome non c'ero mai stato prima ad Asiago, era una continua sorpresa scoprire per quali posti nei prossimi giorni si dovranno inerpicare 200, 300 mila penne nere con relativi carriaggi, corriere, muli etc.
Tra l'altro sono finito per imboccare la Valstagna, una impervia laterale della Valsugana, più di venti tornanti con strada stretta, frequentata da motopazzi in salita, con sorpassi a velocità folle e ciclodeficienti in discesa come kamikaze, a sciami in mezzo alla strada, 20 minuti e più di panico dissimulato da parte dell'autista (io).
Mi vien da pensare che qualcuno si fermerà prima e fara l'adunata magari a Bassano anzi, che idea, si potrebbero fare delle sfilate in parallelo, perchè c'è la seria possibilità che per sfilare tutti, a occhio non basteranno 24 ore!

Comunque dopo Foza, Gallio e altre piccole borgate, tra declivi verdissimi e boschi (Uomini, boschi e api) arriviamo ad Asiago, una bella cittadina, al centro della Spettabile Reggenza di cui fanno parte anche altri Sette Comuni, splende il sole, le strade sono già imbandierate (ed è cosa buona e giusta), qualche alpino cappello-munito già si aggira con fare solenne.
Asiago è bella, senza dubbio, ma è più o meno come Courmayeur, se vogliamo fare un confronto con l'adunata di Aosta. Comunque non voglio certo essere io a tirare indietro, anzi sono certo che sarà un'adunata da record, chi ci andrà si divertirà e il lunedì successivo tutti diranno che è stata un'adunata bellissima, oltre che un appuntamento storico.

Passa un po' di tempo tra una foto e l'altra e... i figli, ah i figli..., vogliono la pizza come rancio di mezzogiorno, la pizza, la pizza, la pizza. Trovo finalmente un locale ma è pieno, chiedo all'edicola di fronte e mi dice che c'è un'altra pizzeria nella via accanto. Ci andiamo ma ahimè non fanno pizze a mezzogiorno. L'altra pizzeria, il Tita Maso, mi dicono che è vicino all'aeroporto...!
Temendo che sia troppo distante (verifico più tardi che sono circa 600, 700 metri forse un chilometro), riesco a convincere la truppa a optare per una bruschetta.

Ok, idea accettata entriamo in un bar-birreria-bruschetteria, sul davanti è installata una tettoia con una fila di distributori di birra alla spina che sembra una batteria contraerea, ma è l'unico banco che ho visto in giro così predisposto. Dentro il locale ci sediamo di fronte ad una bacheca con bottiglie di superalcolici vari piuttosto strani, infatti è una sorta di "piccolo museo del cordiale", ci sono alcolici di qualche decennio fa, brandy Oro Pilla, riserva Antoniazzi, Crown Royal, e altre anticaglie in bottiglia con sopra un dito di polvere.
Niente paura mi dico, tra una settimana questi reperti di archeologia alcolica giaceranno a fermentare nei capaci stomaci di qualche irriducibile penna nera, probabilmente già le avanguardie che entreranno in queste trincee... pardon, bar, metteranno mano alla bacheca e giù a rinverdire le glorie dell'Ortigara tra una sorsata e l'altra.

Arriva la cameriera e, mentre la moglie mi squadra, le chiedo con nonchalanche "Tutto pronto allora per l'adunata?" "Si certo, abbiamo pure messo i tavolini fuori" mi risponde la ragazzotta, che ad una prima occhiata valutativa corrisponde a tipologia antropologica sicuramente locale, ad alta produzione di latte.
Comincio a chiedermi se questi quì di Asiago abbiano capito bene cosa stia per capitare loro, se sono consapevoli di che genere di "cataclisma" si abbatterà sui loro paesi nei prossimi sette giorni, mentre mi balena in testa il pensiero che forse sono stati volutamente tenuti all'oscuro. Certo i gestori dei locali altopianesi mettono qualche tavolino in più, come se dovessero gestire una cinquantina di presenze extra, "sai di solito viene il Rigoni Stern con qualche amico a bersi una pinta di cordiale, se proprio ci sono qualche decina di alpini in più li ospitiamo volentieri..."
Qualche alpino in più? Chissà cosa diranno quando si troveranno con il locale invaso da 20.000, 30.000 avventori al giorno...!

Insisto con le domande alla cameriera altopianese: "Scusa ma quanti abitanti ci sono ad Asiago?", ed ecco che un paio di occhioni bruno-alpini si alzano al soffitto persi in chissà quali dubbi amletici "Lo sa che mi coglie impreparata? Mi 'sso de Gaglio e so che Gaglio gà domilasinquesento abitanti circa, Asiago no so" e a quel punto se ne va ancheggiando, con l'aria di chi pensa "Ma che domande strane che 'l me fa sto ssior...!" [per la cronaca Gallio si trova a quattro chilometri da Asiago]

All'uscita del locale dopo una lauta bruschetta, passando lungo un marciapiede, mi vengo a trovare vicino ad un vigile urbano asiaghese, tendo l'orecchio e sento che sta dicendo ad una signora "Stanno cominciando ad agitarsi molto le cose qui, pensi che stamattina ben tre auto hanno sbagliato strada e ho dovuto impiegare un sacco di tempo a dare spiegazioni". Anche per il solerte vigile vale lo stesso discorso: quando si troverà in paese più o meno 20.000 auto e 2.000 corriere cosa dirà...?
Comunque non faccio altre domande, meglio girare un po' ispezionando il luogo, in auto la città di Asiago si attraversa in 125 secondi, 180 secondi se volutamente non si inserisce la terza marcia, pertanto giro a piedi. Individuo subito la centrale telefonica (dietro e a sinistra delle tribune principali), salgo alle tribune dalle quali saluto la gran folla che passa sotto (infatti passano ben tre alpini e uno sten che sembrano ben contenti di essere salutati da Webmax).
Ammetto che, a meno sette giorni dall'Adunata, io sarei già soddisfatto così!

Non molto lontano c'è l'aeroporto, una distesa con molti settori delimitati, però non mi è parso di vedere in giro molti campi attrezzati, chissà se tutti troveranno un posto per attraccare... Qua e la campeggiano bei capannoni già montati e presidiati, di gruppi alpini delle più svariate provenienze. In ogni caso ci sono immensi prati all'intorno, sarebbe sufficiente essere muniti di tendine da campo e viveri per poter resistere dei giorni, come resistettero gli Alpini sotto ben altre intemperie.
Per chi andrà ad Asiago, quelli motomuniti la faranno franca certamente meglio degli altri, sia per gli spostamenti sia per il resto (vedere motopattuglia 118°+Kilj), tutti gli altri invece la faranno... a piedi.

Bei prati verdi a perdita d'occhio, il sacrario del Leiten che campeggia come una nave incagliata sul verde altopiano, un paese da sogno non c'è che dire, Asiago città martire, per gli Alpini un ritorno alle origini, un omaggio a quella Colonna Mozza dell'Ortigara che ancora richiama e ammonisce, non solo le genti dell'Altopiano ma tutto il mondo, che indifferentemente transeat.
Dentro il sacrario del Leiten ci sono i resti di 60.000 caduti della Grande Guerra. Nel 1920 gli Alpini Soci dell'ANA si riunirono per la prima, storica Assemblea, sull'Ortigara, dove i partecipanti affluirono attraverso trincee e reticolati e a quota 2105 fu posizionata la Colonna Mozza.

 

Buona Adunata a tutti.

 

Luca de Paris - 118° Corso AUC SMAlp

 

 

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